Aree interne: le Comunità dell’Appennino in assemblea a Castel del Giudice (Isernia)
Mai più “spaesati”. È con questo impegno che si è chiusa la prima Assemblea dei sindaci e degli amministratori delle Comunità dell’Appennino, tenuta a Castel del Giudice, in provincia di Isernia, dal 21 al 23 ottobre: una due giorni che ha visto l’adesione di rappresentanti istituzionali (sindaci, consiglieri e delegati delle amministrazioni) arrivati da tutte le regioni dell’arco appenninico, nonché di diverse associazioni. Alla manifestazione, organizzata da Slow Food Italia in collaborazione con il Comune di Castel del Giudice, hanno aderito ActionAid, Cittadinanzattiva, Anci, l’associazione Borghi Autentici d’Italia e l’associazione dei Comuni Virtuosi. Tutti insieme per condividere buone pratiche in grado di dare centralità alle comunità rurali e di montagna, attraverso la valorizzazione delle economie locali, a partire da quelle agricole, favorendo il reddito da lavoro nel rispetto di ambiente, esigenze e culture locali.
“Questa prima Assemblea dei sindaci e degli amministratori l’abbiamo dedicata alla fragilità dell’Appennino – evidenzia Sonia Chellini, vicepresidente di Slow Food Italia – quella fragilità specifica data dall’imprevedibilità degli eventi sismici o dalla prevedibilità dei dissesti idrici e idrogeologici causati dall’abbandono, dall’incuria o dalla prepotenza delle speculazioni. E su quanto questi eventi incidano sulla tenuta delle reti sociali e delle economie locali, sull’abbandono dei luoghi. Come nell’antica tradizione dei telai, a Castel del Giudice abbiamo tessuto la trama della politica amministrativa. Quella di tutti i giorni, quella che può migliorare, nelle piccole cose, la qualità della vita delle persone e la bellezza dei territori”.
Al centro del confronto nei due giorni di lavoro si sono imposti in particolare i temi della prevenzione del dissesto idrogeologico e della ricostruzione post-terremoto, a soli due mesi dal tremendo sisma che ha investito il Centro Italia e a poco più di sette anni dal terremoto di L’Aquila. Al termine della giornata di sabato, articolata in due tavoli di confronto, è emerso un documento incentrato su alcuni punti qualificanti, che suggeriscono una base di partenza per la ricerca di soluzioni condivise a problemi comuni a tutte le aree interne:
- partecipazione: la partecipazione delle comunità deve diventare elemento imprescindibile di un nuovo approccio nelle decisioni che riguardano sia la prevenzione sia la ricostruzione in caso di calamità
- prevenzione e pianificazione: adottare come riferimento, oltre alle mappe di rischio e agli scenari, la carta della vulnerabilità che integra i fattori sociali, dando priorità alle attività di prevenzione; occorre evitare interventi a pioggia e a tappeto, puntando su interventi mirati nelle aree a più alto rischio ben note a tutti
- ruolo dell’agricoltura, nel quotidiano e nelle emergenze: l’Appennino è un territorio fragile oltre i fenomeni sismici, e le attività agricole e agro-silvio-pastorali sono fondamentali per la manutenzione e la salvaguardia delle aree interne del nostro Paese in quanto favoriscono sistemi di economia locale sostenibile, garantiscono la biodiversità e contrastano lo spopolamento e il conseguente taglio progressivo dei servizi; questo assunto, che vale sempre, riveste una rilevanza particolare nella programmazione della ripresa post emergenza
- opportunità di sviluppo: diversificare, modernizzare e agevolare economicamente e fiscalmente (anche in funzione delle ricadute sociali e preventive) le attività agricole e quelle ad esse connesse, riuscire a condurre a termine l’iter del riconoscimento dei “servizi ecosistemici” possono essere punti sui quali far convergere un’azione congiunta. L’obiettivo finale è contrastare lo “spaesamento”, termine dall’eco profonda che riporta al senso di appartenenza a un luogo, alle proprie radici, alle relazioni umane e sociali.