n. 13 Glocale – Aree Interne


Presentazione del volume “Aree Interne: tra criticità e opportunità”

a cura di M. Marchetti, A. Golino

 

I contributi raccolti in questo volume rappresentano dei modelli, casi di esperienze resilienti, luoghi di elaborazione di buone pratiche, esempi di virtuosismo diffuso, geograficamente distanti tra di loro ma accomunate da un unico denominatore: essersi sviluppati in territori di aree interne. L’obiettivo è quello di leggere attraverso un metodo olistico i fenomeni territoriali, utili a migliorare il presente di taluni aree ed avanzare previsioni positive per il loro futuro.

La PCA – Principal Components Analysis è la metodologia utilizzata da Mariella Zingaro e Cecilia Tommassini per proporre una nuova mappatura delle aree interne del Molise.

Andrea de Toni, Lorenzo Sallustio e Marco Marchetti hanno descritto le opportunità di attuare percorsi di sviluppo innovativi incentrati principalmente sul patrimonio agro-silvo-pastorale e sui relativi servizi ecosistemici, che sono stati ampiamente integrati nella strategia di sviluppo dell’area Matese, area pilota della Regione Molise nell’ambito della SNAI.

Il tema della rinascita delle aree interne dell’Appenino centrale, in seguito agli eventi drammatici che hanno interessato il centro Italia nel corso del 2016, è stato analizzato da Massimo Sargolini e Ilenia Pierantoni. Gli eventi si sono sviluppati in un periodo di profonda crisi economica, in cui le aree appenniniche stavano manifestando, da tempo, condizioni di significativa fragilità strutturale dovuta ad un diffuso declino occupazionale, reiterato nel tempo, una grave carenza di servizi di base, una generale condizione di perifericità e marginalità, una mancanza di programmazione territoriale in grado di concentrare idee e risorse in una prospettiva di sviluppo; una diffusa difficoltà di innovazione e ricambio generazionale ed infine, una difficoltà di cooperazione e integrazione delle azioni di valorizzazione delle risorse locali in un contesto territoriale più allargato. La sfida da vincere appare il superamento di tutto questo.

Irene Meloni e Fabio Parascandolo hanno affrontato una sorta di esperimento nell’attivazione delle risorse ambientali in Sardegna, tra rottura della modernità e pratiche collaborative. In un clima sociale di diffuse e crescenti difficoltà a raggiungere livelli soddisfacenti di reddito, emerge infatti una nuova consapevolezza di ciò che può significare la “sostenibilità” (anche dalle classi sociali più basse) e modi innovativi di dimora e produzione di beni e di economia che sono in atto proprio nelle aree interne.

Il titolo del contributo di Antonella Tarpino è “Le aree interne come margini”, la studiosa si è occupata di un ritorno ai paesi della montagna spopolata e alle aree interne cadute ai margini dello sviluppo; nella sua idea il ritorno viene inteso non come un movimento all’indietro ma anzitutto come un’operazione mentale, culturale, sperimentale in avanti, a cui è urgente educarsi. A differenza dell’esodo caotico e ingovernato dell’abbandono negli anni del boom industriale, il ritorno va governato pensandolo, studiandolo, reinterpretandolo; l’esperienza incentrata al recupero della borgata Paraloup – un alpeggio a 1400 metri delle Alpi cuneesi in Valle Stura – è lo sfondo del suo lavoro.

Monica Meini partendo dalla domanda: concentrazione o dispersione? Ha analizzato la mobilità degli immigrati stranieri nelle aree interne. Il suo contributo mira a fornire una mappatura della presenza estera in Italia fino alla scala comunale ed una valutazione dell’impatto territoriale della dinamica della distribuzione spaziale degli immigrati con particolare riferimento alle aree interne. Il suo fine è quello d’integrare la questione dell’immigrazione negli assi strategici della pianificazione territoriale multilivello e dell’inclusione sociale.

Ed infine Stefano Panunzi offre un’immagine satellitare dell’Italia di notte e ci racconta una storia: quella di un destino acuto di urbanizzazione in cui le aree interne meno infrastrutturate della penisola potrebbero essere considerate come laboratori per reinventare un nuovo accordo tra la natura e la città per un nuovo compromesso socioeconomico tra le culture. Un sogno che potrebbe diventare realtà.

Le esperienze descritte in questo volume mostrano le condizioni delle aree interne, esito del processo storico di marginalizzazione, essenzialmente novecentesco, che rendono necessario il recupero di una visione di lungo periodo e il superamento di una linea interpretativa centrata sull’abbandono e l’isolamento e il rifiuto dell’ineluttabilità come sentimento prevalente. Il fine è quello di elaborare una progettualità fondata sui patrimoni territoriali e sul riconoscimento del policentrismo come modello vantaggioso, rispetto a quello monocentrico, per uno sviluppo più equilibrato e sostenibile. (M. Marchetti, A. Golino)

Programma

Abstract

Intervista di TLT al Direttore Pazzagli